domenica 15 febbraio 2015

Recensione: Suite francese - Irène Némirovsky

 

Suite francese 

Irène Némirovsky


16120448Editore: Adelphi
Pagine: 415
Prezzo: 11,00

Trama: Quasi senza saperlo, per una specie di grazia infusa, Irène Némirovsky possedeva i doni del grande romanziere, come se Tolstoj, Dostoevskij, Balzac, Flaubert, Turgenev le fossero accanto e le guidassero la mano mentre lei scriveva sui suoi quaderni ... Quando abbiamo finito di leggere le due prime parti di Suite francese, resta in noi una strana sensazione di letizia. Non sappiamo se essa dipenda dalla gioia nasco­­sta sotto le tragedie della vita; o dalla felicità fisica di raccontare senza fine. Il tono volentieri lirico; l'eco melodiosa della frase; la ricchezza delle sensazioni; la bellezza della natura; gli animali quasi umanizzati; la luce del sole al mezzogiorno o al tramonto; il chiarore onnipresente della luna si sciolgono e si perdono nella fluidità della vita.


La mia opinione: "Suite francese", titolo dal gergo musicale, doveva essere un grande affresco raffigurante la società francese durante la seconda Guerra Mondiale e l'occupazione tedesca. Dico doveva, perchè in realtà l'autrice riuscì a portare a compimento solo due dei "movimenti" della Suite, "Temporale in giugno" e "Dolce".
Sebbene la Némirovsky avesse comunque un'idea generale degli altri tre, che avrebbero probabilmente avuto il titolo rispettivamente di " Captivité" (Prigionia), "Battailles" (Battaglie) e "La Paix" (La pace), ella dovette rincunciare  a tutti i suoi progetti quando fu deportata a Pithiviers il 16 luglio 1942, per poi essere trasperita a Birkenau dove sarebbe morta il 17 agosto.
Delle 1000 pagine necessarie per raccontare tutto ciò che aveva in mente, la Némirovsky ce ne ha potuto regalare solo 345.

In "Temporale di giugno" assistiamo all'esodo dei parigini che, venuti a sapere dell'imminente occupazione della città da parte dell'esercito tedesco, si affrettano a mettere in valigia o nelle automobili quanti più averi possibile.
Uomini e donne di diversa estrazione sociale, chi a piedi, chi in bicicletta, chi in auto, tutti cercano di scappare dal nemico.
Proprio durante questa situazione critica, l'autrice ci presenta personaggi molto diversi fra di loro, soprattutto per carattere. Non sto qui ad elencarli tutti, perchè ne sono davvero tanti, ma la cosa che balza subito all'attenzione del lettore è che il più delle volte un'apparenza gentile, fatta di bei gesti, può in realtà nascondere una personalità avida, meschina ed egoista.
I ricchi non sopportano di trovarsi fianco a fianco con un borghese o peggio qualcuno di umile estrazione sociale, quasi si chiedono perchè si trovino lì, mal tollerano la loro presenza.
Un gesto caritatevole, compiuto solo per mantenere le apparenze, cela disprezzo e rabbia.
In contrapposizione a questi personaggi ci sono poi i Michaud, una coppia molto legata, che soffre per l'assenza del figlio arruolato e per l'incertezza del proprio futuro, ma che alla fine rimane l'unica a dimostrarsi piena di umanità e bontà.
"Temporale di giugno" è fatto di contrapposizioni e ciò fa sì che determinati messaggi arrivno al lettore molto chiaramente e in fretta.

La prima parte può essere definita una romanzo corale se paragonata a "Dolce", nel quale persiste la gran quantità di personaggi, ma risulta chiaro che la storia da raccontare sia quella di Lucile Angellier.
Sposatasi per volere del padre, la ragazza è costretta a vivere gomito a gomito con la suocera (donna acida e insopportabile), mentre il marito è prigioniero in Germania.
Quando i soldati tedeschi entrano in città, la curiosità prevale sull'odio e tutti sbirciano quei ragazzi che saranno costretti a vedere camminare per le loro strade e mangiare il loro cibo ancora per molto. E non solo, dovranno anche ospitarli!
Alle Angellier verrà assegnato il tenente Bruno van Falk.
Se la signora Angellier si ostina ad ignorarlo, Lucile nella sua solitudine non può che provare interesse nei confronti di quel giovane rispettoso e amante della musica, dotato di una spiccata ironia.
Entrambi sono infelici perchè costretti a vivere una vita che non fa per loro e vedono nell'altro un modo per essere finalmente sé stessi.
Anche i  cittadini sembrano mettere da parte un po' alla volta tutti i loro pregiudizi. Si rendono conto che quelli, in fondo, non sono che ragazzi la cui colpa è quella di essere nati nel paese nemico e di obbedire agli ordini loro impartiti.
Così come i cittadini, anche noi lettori iniziamo a conoscerne le storie e le particolarità che li rendono riconoscibili, arrivando a provare simpatia nei loro confronti.
Vediamo quindi da una parte Lucile e Bruno, dall'altra i soldati e la città, vediamo questi rapporti evolversi e affrontare momenti belli e altri meno, che rischiano di compromettere tutti i passi in avanti fatti.

Non c'è niente di cui potersi lamentare in "Suite francese", impossibile non apprezzare la capacità dell'autrice di rappresentare su carta luoghi, personaggi e relazioni umane in modo così vivido; impossibile non rimanere folgorati dalla sua scrittura acuta e a tratti cruda, inconfondibile.
Il mio unico rammarico è che la sua vita sia stata stroncata troppo presto, privandoci della possibilità di vedere compiuto questo grande progetto che era "Suite francese" e di poterla apprezzare in tantissimi altri suoi lavori che sicuramente sarebbero arrivati con il passare degli anni.


Il mio voto:







mercoledì 4 febbraio 2015

Hate After Rage in Blogtour

Oggi ci discostiamo un po' da quello che è l'argomento principale del blog, ovvero i libri, per dare spazio ad un'altra arte, la musica.
Ho deciso di usare il mio unico mezzo di comunicazione, questo blog, per dare visibilità e far conoscere una band metal italiana!

Loro sono gli Hate After Rage e vengono da Latina! Vogliamo dare un nome e un volto ai componenti della band? Eccoli qui:





Arianna Bonardi voce e tastierista, André le Roux voce e chitarrista, Luca Mastrodomenico alla batteria, Davide Ramati al basso e Paolo Marchetti alla chitarra.


Voglio dire subito che non sono assolutamente un critico musicale e che in questo post non voglio far altro che presentarvi il CD della band e dirvi ciò che ne penso da comune ascoltatrice. Perciò perdonate se non utilizzerò termini tecnici e se vi sembrerà a volte di non capirci niente in quello che dico, ma spiegare la musica e decisamente difficile. :P

Ma veniamo all'argomento principale, "Killing Faith", titolo che mi è piaciuto subito tantissimo.
Il brano d'apertura scelto l'ho trovato splendido, mi ha ricordato molto Taikatalvi dell'ultimo cd dei Nightwish, senza però scadere nell'imitazione.
Un po' tutto il cd "risente", anche se in maniera positiva, dell'influenza del gruppo finlandese e, da loro fan, non ho potuto che apprezzarlo! 
Se dovessi scegliere un particolare che mi ha colpita di tutto il lavoro, credo direi la bravura dei due chitarristi: ascoltate il cd e poi ditemi se i complimenti non sono più che dovuti! A completare il tutto ci sono poi una ritmica molto solida (cosa che reputo fondamentale)  e una voce, quella di Arianna, che ho potuto apprezzare ancor più che in passato proprio grazie a questo cd.

Ma vediamo un po' quali sono i brani che mi hanno colpita di più!
Sopra tutti c'è Hypnotic, che ho trovato molto evocativo, quasi a ricreare un'atmosfera onirica. C'è Project Osiris, con il quale hanno saputo ben amalgamare delle parti più strettamente metal con altre che, se chiudevo gli occhi, mi facevano immaginare l'antico Egitto,
E che dire di Out of the Blue, del quale ho apprezzato soprattutto i passaggi musicalmente più serrati e che potrei tranquillamente cantare a squarciagola mentre sono a casa da sola. Un altro brano che mi metterei a cantare proprio in questo momento è Salvation, nel quale trovo che Arianna sia riuscita ad aggiungere un qualcosa in più all'interpretazione.

In generale, trovo che sia stato fatto un ottimo lavoro durante la composizione, la presenza delle giuste dinamiche fa sì che ogni pezzo non risulti banale o ripetitivo, ma si percepisce una continua mutazione ed evoluzione della scrittura. Non c'è poi un solo brano che non alterni ad un sound aggressivo dei momenti in cui rendere il tutto più soffuso, per poi andare in crescendo verso il metal.
Parlando di tecnica poi non si sono proprio risparmiati, altro che qualche accordo per riempire i vuoti e sostenere la cantante, possiamo ascoltare molti passaggi degli strumentisti molto elaborati e complessi.
Per quanto riguarda le parti della cantante, Arianna, sono rimasta molto colpita dal fatto che capiti spesso di sentirla prendere note che magari non ci aspetteremmo, data la melodia sottostante, ma che sono giustissime musicalmente seppure colgano di sorpresa!
Trovo che abbia saputo sfruttare la sua voce in modo elegante, e questo per il genere musicale che fa non è né facile né scontato, il rischio di strillare invece di cantare o di risultare "lagnosa" è alto e la bravura sta proprio nell' evitare tutto questo.

Killing Faith mette in risalto lo studio e il lavoro che c'è dietro ai membri della band, cosa che permette loro di poter scrivere ed eseguire pezzi complessi e d'impatto!

Per concludere, vorrei anche far notare la cura del lato estetico del cd: fronte e retro sono assolutamente fantastici e il piccolo booklet all'interno è quel tocco in più che mi ha fatto piacere riscontrare!