giovedì 16 maggio 2013

Recensione: Felicità è un pizzico di noce moscata - Maria Goodin

Felicità é un pizzico di noce moscata

Maria Goodin


https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijUsC2ynQOi4XoAW8So0Md0GLhrQUEXXk1tfHQEt_uZbphKoCTVvp9YRJfoBF9WRgLqiZgcrlh1_CDqrhjBOI8B9kBv0jE9y8q_-pkppK0Lq6eadIp6WzXuxBcZMrK0PlGuXBc2DJRPuZ7/s1600/felicit%C3%A0+%C3%A8+un+pizzico+di+noce+moscata.jpgEditore: Sperling & Kupfer
Pagine: 309
Prezzo: 17,90 

Trama: Meg non ricorda quasi nulla della propria infanzia, ma poco importa: la madre Valerie, svagata e fantasiosa, l'ha cresciuta nutrendola di storie meravigliose sul suo passato e sulla sua famiglia. E intanto, nella cucina che profumava di frutta e cannella, sfornava a ripetizione un dolce più buono dell'altro. Le ha raccontato, per esempio, che alla sua nascita la casa si era riempita improvvisamente dell'aroma intenso della noce moscata; che da piccola era così dolce che le bastava intingere un dito nel tè per zuccherarlo; che suo padre era un grandissimo pasticciere morto mentre preparava una magnifica torta... Il giorno in cui ha scoperto che sono tutte bugie, Meg ha scacciato la fantasia dalla propria vita, e anche la madre. Dopo molti anni, la malattia di Valerie la riporta in quella casa che continua a profumare di dolci. Dove, nella sua ostinata ricerca della verità sul proprio passato, Meg forse per la prima volta si avvicina davvero alla strana creatura che è la madre, scoprendo a poco a poco il motivo delle sue tante, estrose bugie. E a poco a poco impara a conoscere il suo mondo, un mondo nuovo che le riserva moltissime sorprese, fra le quali anche l'incontro con Ewan, il giovane e affascinante giardiniere di Valerie, che parla con le piante come un filosofo e sa tutto di mitologia classica. Forse, in fondo, la vita non è un perenne scontro fra mente e cuore, fra logica e sentimenti, forse è semplicemente un misto di verità, bugie e tutto quello che sta nel mezzo...
 

La mia opinione: i titoli dei libri che includono almeno il nome di un ingrediente si sono moltiplicati negli ultimi mesi, c'è a chi può dar fastidio e invece chi ne viene stuzzicato. Bisogna saper scegliere tra la massa dei titoli, si può incappare in una "ciofeca" (passatemi il termine), oppure può capitare tra le mani un libro piacevole e sorprendente.

Quest'ultimo è il caso del libro del quale sto per parlarvi. "Felicità è un pizzico di noce moscata" mi ha sorpresa perchè, dietro alla solita storiella, permette di scorgere quel qualcosa in più che fa riflettere il lettore.
Il potere dell'immaginazione è il fulcro dell'intero romanzo, che ci mostra come esso possa essere in qualche modo pericoloso.

Meg non ricorda assolutamente nulla dei suoi primi cinque anni di vita, se non quello che sua madre le ha raccontato. Quelle storie fantastiche per lei sono sempre state reali, tuttavia è dovuta venire a patti con la realtà quando si è resa conto che alcune cose non potevano accadere. Gamberetti saltellanti, meringhe così soffici da far librare in aria che le mangia... La sua intera infanzia è una menzogna e sua madre non vuole assolutamente ammetterlo!
Così da un giorno all'altro la piccola Meg decide di ancorarsi alla realtà e farne il suo scudo personale. Niente più storie inventate, niente più giochi, solo la pura, semplice e nuda realtà. 

Una reazione molto estrema, ma che la porterà a diventare una ragazza di poco più di vent'anni che, venuta a sapere del cancro della madre, avrà come unico scopo quello di scoprire la verità su di lei, la sua famiglia, suo padre e le sue origini.
A darle man forte c'è il fidanzato che è ancora più pragmatico di lei, fermamente convinto che lei meriti una risposta alle proprie domande, anche se questo significa forzare la proria madre a ricordare un passato che ha tentato di cancellare con tutte le sue forze. 
L'ho detestato con tutta l'anima, credetemi, avrei tanto voluto tirargli una padella in faccia!

Mentre la malattia avanza e sottrae ogni forza a Valerie, Meg si ritroverà a chiedersi se in fondo vale la pena portare a termine la sua missione, se la finzione non sia meglio della realtà che a volte può ferire più di un'infanzia che non c'è mai stata.

In Ewan, il giardienere, troverà un solido supporto capace di farle comprendere che non sempre l'immaginazione è usata in modo negativo e che spesso può essere di grande aiuto. La sensibilità di questo personaggio l'ho apprezzata molto ed ho trovato intelligente, da parte dell'autrice, scegliere di sviluppare quasi sottovoce il rapporto tra di lui e Meg, così da non mettere in ombra i temi del romanzo.

Tra ripensamente vari, comincia la lotta contro il tempo per poter finalmente parlare con la propria madre da donna a donna, senza più quel muro fatto di finzione che continua a separarle.

Mi è piaciuta molto l'analisi, fatta indirettamente dall'autrice, del potere dell'immaginazione che può portare a cancellare la realtà e a farci vivere in un mondo fatto di menzogne, seppur a suo modo rassicurante.
L'origine di tutto per Valerie è stato un trauma subito da adolescente che l'ha portata al rifiuto della realtà, fino a farla perdere nel labirinto di storie fantastiche da lei inventate.
A controbilanciare l'eccesso d'immaginazione c'è Meg, ferita profondamente dalla propria madre (inconsapevole di averlo fatto) e disperatamente artigliata alla razionalità.
Due donne forti a modo loro, ma allo stesso tempo insicure e fragili.

Questo libro mi è piaciuto molto perchè è riuscito a trattare con leggerezza due temi delicati come quello della malattia e della sua accettazione e del rifiuto della realtà come risposta ad un trauma, senza peccare di banalità o pressapochismo.


Il mio voto: https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRO5zt_1nFAEFstl4cP_817W7UCPdpePEq4mUO4p1zHNp9a28-q5QtfzssHT52nHr9zyIvnmMJvvSI4uHMiQGv8JtQ4-V6MPf3Jubtu5vFSvwrBt_oYOoO5HlHOVWXeO_7Mr6HTL-DiwOV/s1600/4%252C5.png







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